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Le Fontane di Roma
9 Febbraio 2020
Il fascino dell’acqua nelle Fontane di Roma
PROGRAMMA
Tipologia | Difficoltà | Lunghezza | Dislivello | Trasporto |
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- Itinerario
- Partendo da Piramide arriveremo sul Gianicolo per ammirare il Fontanone e le fontane di Trastevere; proseguiremo poi verso le fontane rinascimentali e barocche più famose della città.
La visita guidata terminerà verso le 16,00.Il fascino delle fontane di Roma
Roma ha sempre avuto un rapporto privilegiato con l’acqua: una particolare seduzione che l’ha condotta, attraverso la sua evoluzione, nel novero delle città più ricche di questo bene vitale, non solo per quantità, ma soprattutto per qualità. Non c’è dubbio che fin dalla nascita Roma sia stata favorita dalla sua ubicazione – lungo il corso inferiore del Tevere – a
ridosso di una miriade di sorgenti, canali e ruscelli, provenienti dai Sette Colli, che hanno consentito ai suoi cittadini di approvvigionarsi di questo bene primario.
I Romani, però, col passare del tempo e con l’aumento degli abitanti, non si accontentaro-no più delle acque del Tevere, dei pozzi e delle tante sorgenti sparse nel territorio. Quando, intorno al IV secolo a.C, la città iniziò ad espandersi oltre le Mura Serviane, si cominciò a condurre l’acqua da ambienti limitrofi. Nacquero così le strutture di trasporto dell’acqua più avanzate di tutti i tempi: gli Acquedotti romani, uno dei quali, l’Acqua Vergine, continua tutt’ora a scorrere sotto il suolo della città.
Se tutto ciò denota le straordinarie capacità tecnologiche dei Romani, che come sappiamo, non hanno avuto rivali nella storia del mondo antico, le opere tecnologiche e artistiche che meglio caratterizzano la civiltà romana sono le fontane e i ninfei. Ambedue d’origine greca, solo a Roma hanno assunto quella connotazione tipologica e artistica che ha influenzato tutto il mondo civilizzato. Per comprendere l’importanza che i Romani davano a questi monumenti delle acque, è utile citare quanto scriveva Plinio il Vecchio, secondo il quale Agrippa, dopo la costruzione dell’Acqua Vergine nel 19 a.C.: “aveva
fatto costruire, in pochi anni, più di cinquecento fontane ornate di colonne, vasche di marmo e statue di bronzo”.
Se i Romani hanno saputo valorizzare così bene il fascino dell’acqua con splendide cornici
architettoniche e scenografiche, delle quali purtroppo rimane solo un ricordo e qualche sparuto reperto, alcuni dei grandiosi acquedotti rimasti inattivi per più di un millennio, sono risorti grazie al maestoso intervento dei pontefici e dei loro architetti che hanno proseguito l’opera dei loro insigni predecessori.
Rinacque così e si rinvigorì la tradizione delle fontane romane, soprattutto attraverso l’opera di due grandi figure dell’architettura manierista e barocca: Giacomo Della Porta e Gian Lorenzo Bernini. Il risultato di questa straordinaria esperienza ha lasciato un’impronta indelebile, che oltre ad abbellire le piazze e le strade, ha conferito all’ambiente una nuova spazialità urbana.
Gli acquedotti rinascimentali e barocchi
Le prime fontane rinascimentali furono realizzate da Giacomo Della Porta e alimentate dall’acquedotto Vergine, riallacciato nel 1570 dalle antiche sorgenti romane di Trebium (Salone). Dopo l’inaugurazione della vecchia fontana di Trevi furono costruite le condutture per alimentare le 18 fontane previste dalle Camere (Apostolica e Capitolina), e in parte realizzate. Il castello di distribuzione dell’acqua vergine, situato sotto la salita di San Sebastianello al Pincio ha alimentato le fontane che hanno valorizzato la città: la Barcaccia, la fontana di Piazza Colonna, del Pantheon, le tre fontane di Piazza Navona e la fontana delle Tartarughe. Alcune fontane eseguite più tardi hanno visto interventi di grandi scultori e architetti: Gian Lorenzo Bernini (fontana-mostra dei Fiumi), Nicolò Salvi (fontana-mostra di Trevi) e Giuseppe Valadier (fontane di Piazza del Popolo).
In seguito al successo delle fontane dell’acqua Vergine, che però non era sufficiente a dissetare tutta la città, il Comune e la Camera Apostolica si resero conto che era necessario provvedere al ripristino di un altro acquedotto romano che potesse alimentare le zone collinari della città. Si decise così di sfruttare la sorgente di Pantano dei Grifi, già utilizzata nel III secolo d.C. con l’acquedotto dall’imperatore Alessandro Severo. Papa Sisto V Felice Peretti, con l’intervento del suo architetto di fiducia Domenico Fontana, provvide a portare l’acqua verso la fontana-mostra del Mosè sull’Esquilino. Da qui le condotte proseguivano verso la fontana dei Dioscuri al Quirinale, le Quattro fontane, il Tritone e le fontane del Campidoglio.
Per completare l’opera di rifornimento idrico della città mancava solo l’area di Trastevere e del Vaticano. Fu papa Paolo V Borghese a manifestare l’intenzione di sfruttare le sorgenti del lago di Bracciano, già captate dai romani per l’acquedotto Traiano,. Sia l’opera idraulica sia la realizzazione della fontana-mostra del Gianicolo (Fontanone) fu affidata a Giovanni Fontana con la collaborazione di Flaminio Ponzio. Il progetto fu completato nel 1612 con la costruzione della fontane di Piazza Santa Maria in Trastevere, di Piazza Trilussa, di Piazza San Pietro e di Piazza Farnese.
ACCOMPAGNATORI
- Walter De Dominicis – Tel. 338-6245006 / 06-5138104 – E-mail walterdedo14@gmail.com
INFORMAZIONI
- Appuntamento
- Ore 9,30 ai giardinetti di Piazzale Ostiense
- Note
- Casco consigliato
Acqua in borraccia
Abbigliamento stagionale
Mantellina impermiabile
Pranzo al sacco
Lucchetto per legare la bici - Costi
- Nessun costo
- Immagini
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